Edifici costruiti nel gennaio 1888 per i malati “semi-agitati”, “epilettici” e “sudici” (ovvero per malati incapaci di curare la propria persona).
Edificio a due piani, evidenzia una fra le tipologie architettoniche maggiormente usate nei padiglioni di strutture sanitarie, quella ad L in questo caso corredata – come del resto tutti i padiglioni del manicomio ad eccezione di quelli degli “agitati” e delle “agitate” – da corridoi aerei di collegamento e da gallerie sotterranee destinate ai sistemi di distribuzione idrica, aerazione e riscaldamento.
L’organizzazione funzionale degli ambienti si ripete praticamente in forma similare in tutti i padiglioni. Questi i principali caratteri tipologici: un corridoio, in origine a loggia aperta, si estendeva per tutta la lunghezza dell’infermeria fungendo da percorso di smistamento e accesso agli ambienti di piano terra dove si trovavano le sale di cura e di intrattenimento collettivo, la cucina, il refettorio. Tutti questi ambienti erano coperti da volte a crociera sostenute da colonne in pietra serena le cui pareti erano rivestite, fino a una altezza di due metri, con stucco lucido lavabile. Ai piani superiori, invece, si collocavano le stanze di ricovero per i malati che si alternavano a quelle degli infermieri secondo la logica «che la doverosa vigilanza sul ricoverato dovesse proporsi nello stesso modo in cui una famiglia fa ai suoi componenti» (E. Tanzi, Relazione sul manicomio di Firenze, Società Tipografica Fiorentina, Firenze 1903).