Nato come casa colonica, l’edificio fu poi destinato a panificio, ed infine a deposito delle opere d’arte della Tinaia.

Sui muri è dipinto un murale creato dai ragazzi della Brigata Boschi della Federazione giovani comunisti italiani di Grassina, in occasione della festa di apertura del manicomio alla città, dal 25 aprile al 1° maggio 1978. Psichiatri, infermieri, studenti, lavoratori organizzarono una grande Festa popolare che vede la partecipazione di migliaia di persone, alcune delle quali entrano per la prima volta a San Salvi, incontrando i matti.

I giovani crearono il murale accompagnati da alcuni artisti de La Tinaia e da giovani esuli cileni venuti a studiare Architettura a Firenze, fuggiti dalla dittatura di Pinochet dopo l’assassinio di Allende. La Brigata prendeva il nome dal giovane Rodolfo Boschi, ucciso da un poliziotto durante una manifestazione a Firenze nel 1975. Sul murale è riportata la poesia “La città” di Pablo Neruda, dedicata a Firenze dall’autore in occasione dell’incontro con il sindaco Mario Fabiani nel gennaio 1951. La scelta cadde su questa poesia soprattutto per i versi in cui Neruda affermava di essere arrivato a Firenze in un momento in cui, nel riverbero ancora vivo della Resistenza, «la maestà del popolo governava». I giovani della Brigata Boschi vollero proporre quel momento straordinario, fatto di progresso e speranza, rappresentato dall’apertura del manicomio, quale incitamento a non farsi abbattere dal momento buio in cui viveva in quei giorni l’Italia. Aldo Moro, infatti, era prigioniero delle Brigate Rosse che l’avrebbero ucciso dopo pochi giorni, precisamente il 9 maggio 1978, mentre si consumava l’assassinio di Peppino Impastato. Ma intanto arrivava a compimento il lungo percorso di superamento del manicomio, avviato da Franco Basaglia nel 1961 a Gorizia: il 13 maggio 1978 veniva approvata la legge 180 ed iniziava un lungo e complesso processo di chiusura dei manicomi in Italia, che si sarebbe compiuto solo dopo oltre 20 anni. Purtroppo sono andati perduti altri murales dipinti in quei giorni, di cui uno anche all’interno di un reparto del manicomio.

 

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, riconoscendo l’alto valore storico e sociale del murale di San Salvi, ha ripetutamente vincolato l’opera, sino all’ultimo, definitivo provvedimento nel 2014 con DDR n. 454 del 6 ottobre 2014.