Nel 1891 veniva inaugurato ufficialmente il Manicomio fiorentino di San Salvi, intitolato nel 1924 alla memoria di Vincenzo Chiarugi, studioso e precursore della moderna psichiatria: si trattava di una struttura costruita ex-novo, formulata in modo rispondente alle esigenze socio-sanitarie del tempo, nella quale avrebbero dovuto trovare attuazione pratica alcune delle più recenti teorie in campo psichiatrico.

Il progetto di cura manicomiale si scontrava col tentativo di una interpretazione clinica della follia, per cui alla antica separazione nosografica veniva a sostituirsi, previa la divisione dei due sessi, una distinzione comportamentale, tra Tranquilli, Semi-agitati, Agitati, per tutte le categorie di malati.

All’interno del perimetro ellissoidale del manicomio i padiglioni per “agitati” e per “agitate” si collocavano ai vertici del diametro maggiore, seguendo la logica del tempo di mantenere i pazienti “pericolosi” più lontani dal corpo centrale, sede della Direzione.

Il cantiere del manicomio procedette velocemente tant’è che il complesso, iniziato nel 1887, veniva inaugurato nel 1891: un “villaggio a distribuzione mista” con padiglioni simmetricamente disposti lungo assi ortogonali a loro volta riuniti da gallerie sopraelevate a terrazze.

Tutti i padiglioni dell’originario complesso ospedaliero erano collegati da un corridoio disposto sia in senso est-ovest che nord-sud. Il corridoio, che oggi ha perduto il significato funzionale, aveva lo scopo di rendere agevole l’accesso ai piani da parte del personale di servizio; al piano terreno i loggiati sono stati perlopiù tamponati, come ben si evidenzia sulle mura delle attuali palazzine mentre al piano primo i terrazzamenti rimangono nella loro versione originaria.

I percorsi aerei rappresentano l’elemento funzionale più interessante fra quelli che traslano all’architettura manicomiale dai modelli tipologici dell’architettura sanitaria in generale. Il percorso in quota, applicato in molti ospedali di fine Ottocento, deve il proprio successo soprattutto alla funzionalità che garantisce: non ingombra spazi a piano terra che possono essere usati dai veicoli motorizzati, consentono una facilitazione di spostamento da un padiglione all’altro per il personale sanitario ma diventano anche luoghi di soleggiamento e passeggio per i malati in tutta tranquillità (ad esclusione, ovviamente, dei “maniaci”, dei “furiosi” e dei tendenti al suicidio).

San Salvi è per grandezza il secondo parco di Firenze con una presenza di pregiati esemplari arborei tra cui centenari cedri del libano, lecci, melograni nipponici, platani, pini, abeti e tigli.

Il manicomio di San Salvi era anche chiamato “i tetti rossi” a causa del colore delle tegole delle palazzine.

Nel parco sono disposti altri cartelli con indicazioni storiche su palazzine e luoghi di interesse dell‘ex Ospedale Psichiatrico di San Salvi.

I cartelli sono stati realizzati all’interno del Progetto “Leggere San Salvi”, promosso dalla Azienda Unità Sanitaria Locale Toscana Centro, attraverso il Polo Documentario AUSL TC (Bando MiC – Biblioteca Casa di Quartiere).